Grandi Elettori
Premetto che la domanda 'Come gli americani si sentono riguardo all'elezione di Trump' è molto generale. Gli Stati Uniti sono un grande Paese e questo comporta tanta diversità, specialmente per quanto riguarda pensieri e opinioni in ambito politico.
Per parlare delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti dobbiamo prima ricordarci di alcuni particolari importanti che spesso vengono tralasciati (anche dal popolo americano).
Prima di tutto gli Stati Uniti sono una Repubblica Federale: questo significa che il Presidente viene praticamente eletto indirettamente dal popolo.
Ogni Stato è rappresentato alle elezioni dai cosiddetti Grandi Elettori chiamati "House of Representatives". Il numero dei grandi elettori dipende dal numero della popolazione di ogni stato e sono nel complesso 538. Per esempio, la California, che ha una popolazione di 38 milioni, è rappresentata da 55 Grandi Elettori. Lo Stato in cui ho vissuto, North Dakota, ha una popolazione di circa 740mila abitanti che comporta avere un solo numero di 3 Grandi Elettori. Inoltre, se escludiamo Maine e il Nebraska, tutti gli Stati hanno adottato, a partire dal 1880, un sistema chiamato 'winner-take-all', che assegna al candidato che vince, anche di un solo voto, tutti i grandi elettori. È’ grazie a questo meccanismo che Trump è riuscito a vincere le elezioni, nonostante abbia perso con il voto popolare. Secondo le statistiche: 2,62.979.616 voti, ossia il 46,1% del totale, contro 65.844.594, ovvero il 48,2%.
Un fattore interessante di questa elezione sono stati i social networks. A differenza di altre risorse, i social media hanno un’influenza maggiore. Questo è dovuto dal fatto che non esiste alcun tipo di filtro tra le notizie, come avviene in altri casi, per questo la piattaforma dei social media costuisce (ammetto tristemente) una delle più importanti fonti dalle quali il popolo americano si informa, come dimostrato nella seguente ricerca. Infatti, secondo uno studio condotto da un professore della Stanford University e un altro della New York University intitolato “Social Media and Fake news in the 2016 Election”, il 14 percento degli Americani considerano i social media come la più importante fonte di ricerca. Secondo questa, delle false notizie a favore di Trump sono state condivise 30 milioni di volte su Facebook, contro 8 milioni della Clinton. In sostanza, è stato calcolato che Donald Trump non sarebbe stato eletto presidente se non fosse stato per il grande numero di 'fake news' a suo favore condivise sui social. Infatti la Clinton ha mirato a una campagna, se possiamo dire, più 'tradizionale', mentre Trump ha utilizzato il grande potere dei social come Facebook.
Quando leggiamo 'Stati Uniti' la prima cosa che ci viene in mente ovviamente sono grandi città come New York, Boston, Los Angeles e così via. Il problema però sta nel fatto che gli Stati Uniti non sono fatti solo di grandi città, al contrario, per la gran parte, si parla di piccoli Stati o almeno di dimensioni sicuramente minori, che comportano un altro tipo di mentalità.
Per dire quali sono le motivazioni che hanno portato all'elezione di Trump, onestamente basterebbe dire che i Repubblicani lo amano e i Democratici lo odiano. È difficile dire quali siano le conseguenze proprio perchè gli Stati Uniti sono molto vari. Nel mio Stato sono quasi tutti Repubblicani e conservatori e Trump viene considerato un ottimo Presidente per il Paese.
Parlando in base alla mia esperienza, la principale osservazione che posso fare è la seguente: gli Americani sono un popolo di nazionalisti. A contrario di noi Italiani, la maggior parte di loro supportano continuamente il loro paese (molte volte semplicemente per patriottismo) da ogni punto di vista. Tengono molto alla competizione, e si considerano 'la nazione migliore del mondo' (testuali parole di ragazzi della mia scuola che non sono mai stati fuori dagli Usa) e creano competizione in ogni campo. Per questo è importante ricordare che la maggior parte della popolazione negli Usa non vive in grandi città e in Stati importanti. Qualsiasi teenager americano è davvero interessato dal punto di vista politico, perchè sono particolarmente legati al loro Paese e, a contrario di quello che si pensa, in molti posti la diversità non è accettata o celebrata come ci si aspetterebbe secondo la concezione che in generale si ha di questo Paese. Nel mio stato Trump è veramente amato per il fatto che, come si può notare anche dal suo motto 'Make American Great Again', mira particolarmente alla 'protezione' (se così possiamo definirla) della nazione: “Costruire un muro per non fare entrare più i Messicani negli Stati Uniti perché portano droga, criminalità, sono stupratori e rubano il lavoro agli americani, cacciare via tutti i musulmani in modo tale da prevenire il terrorismo”e così via.
Una questione importante è quella delle armi. RIguardo a questo problema, Trump ha affermato 'Se gli insegnanti avessero delle armi nelle scuola non accadrebbero più stragi' : mentre Obama aveva affermato di voler applicare delle restrizioni riguardo ai requisiti necessari per possederle, Trump aveva risposto 'Obama con ci toglierà il diritto di difenderci'.
È’ davvero molto difficile rispondere in maniera mirata a questa domanda, per farlo probabilmente bisognerebbe visitare ogni Stato, considerare la qualità di vita che conducono, il livello di istruzione e tanti altri fattori.
20.12.2017
Francesca Rollo, classe 5° C
La grande impresa di Ken Saro-Wiwa
Ken Saro-Wiwa, un nome strano, un po’ giapponese, un po’ africano: il nome di un uomo che non deve essere dimenticato, che, pur di tentare di salvare il suo popolo dallo sfruttamento, ha consacrato la sua vita alla scrittura e ha sacrificato se stesso. La preoccupazione più grande di Ken era che questi fatti venissero dimenticati e che il mondo non sapesse quello che era avvenuto: ora il mondo sa cosa è successo, noi lo sappiamo, pertanto Ken non è morto invano.
LA GRANDE IMPRESA DI KEN SARO-WIWA
Negli anni ’50, infatti, la scoperta di grandi giacimenti petroliferi richiama immediatamente l’attenzione di grandi multinazionali, in particolare Mobil, Chevron, e Shell, che si stanziano nel territorio del Delta del Niger per sfruttarne le preziose risorse. Ken Saro Wiwa, appartenente all’etnia degli Ogoni, da sempre stanziati nel Rivers State, si fa portavoce ufficiale delle rivendicazioni di questo popolo. I giacimenti di petrolio, infatti, diventano una vera e propria tragedia per gli Ogoni. Dediti all’agricoltura e alla pesca fin dai tempi più remoti, si vedono improvvisamente costretti all’emigrazione e alla miseria e addirittura alla morte, a causa dell’inquinamento prodotto dalle multinazionali del petrolio con la complicità della classe dirigente politica e militare del paese. Le continue trivellazioni, le enormi quantità di gas bruciato, le piogge acide, non fanno altro che devastare il loro territorio, compromettendone in modo definitivo la situazione ambientale dell’area. E gli Ogoni, vittime di questo scempio, non traggono neppure il minimo vantaggio economico dallo sfruttamento delle loro terre.
Nonostante le pressioni di vari governi, Ken venne ritenuto colpevole di omicidio e pertanto venne fatto impiccare assieme ad altre otto persone a Port Hacourt il 10 novembre del ’95. Ciò causò un grave incidente diplomatico, che causò la sospensione della Nigeria dal Commonwealth.
Tra le opere più famose di Ken Saro-Wiwa, oltre al romanzo Sozaboy, che ha fatto conoscere al mondo la tragedia del Biafra, possiamo citare la poesia “ La vera prigione”, che parla della sua esperienza in carcere, ma soprattutto della corruzione, della violenza e di cosa sia la vera menzogna. Roberto Saviano, durante la trasmissione Che tempo che fa?, Le notizie biografiche sono tratte da:
Davide Fara 2E (data di pubblicazione: 29/02/2012)
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Il no della svizzera ai minareti
A Ginevra il 29 Novembre 2009 si è svolto un referendum per capire cosa pensasse la popolazione svizzera riguardo la costruzione di nuove moschee nel loro territorio. Il risultato di questo referendum ha portato a galla un grave problema che riguarda il 57,5% degli svizzeri i quali hanno votato contro la costruzione di queste moschee dando un vero e proprio schiaffo alla cultura musulmana. A causa di ciò la controparte Svizzera sta prendendo in considerazione l’ipotesi di fare ricorso alla Corte europea dei diritti umani di Strasburgo; tale controparte, infatti, ha affermato che tale esito del referendum sia stato la conseguenza di una propaganda ben fatta che ha influenzato la popolazione creando dei pregiudizi. L’Italia su questo argomento di divide in due grandi opinioni: la Lega Nord ritiene che quello della Svizzera sia un esempio di civiltà da imitare per combattere l’ideologia massonica e filoislamica proponendo addirittura l’aggiunta di una croce nella bandiera italina, mentre il nostro ministro degli esteri Franco Frattini ritiene che poichè l’Italia difende il diritto di esporre il crocefisso nelle scuole si dovrebbe guardare dal dare messaggi di diffidenza e di proibizione dei confronti di altre religioni. Il Vaticano risulta preoccupato dall’esito del referendum schierandosi dalla parte dei vescovi svizzeri, i quali affermano che non può essere impedita la libertà religiosa ad una minoranza e che tantomeno gli si possa negare un luogo di culto. Secondo il mio parere personale ogni uomo ha diritto di professare la propria religione in qualsiasi posto si trovi; ritengo assurdo che in un Paese multietnico come quello svizzero possano esistere tali pregiudizi e tali gesti di razzismo, per questo spero che la controparte svizzera abbia ragione e che questo atteggiamento sia il semplice frutto di una buona propaganda che ha spinto gli svizzeri a votare senza ragionare adeguatamente su ciò che quel voto avrebbe provocato. Ilenia Meloni
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Ultimo round: Obama vs McCain
Ultimo round: Obama vs McCain
La mattina del 4 Novembre l’America ha visto il volto del 44esimo presidente degli Stati Uniti. È stata una lunga corsa che si è finalmente chiusa, i cittadini hanno votato per nominare un solo candidato. Alla fine l’ha spuntata il democratico Barack Obama. Obama, senatore nero dell’Illinois, è un uomo convincente, sveglio e ha un modo di parlare molto saggio, degno di un grande oratore; con i suoi discorsi ha convinto milioni e milioni di persone sia afroamericane che bianche. Infatti Obama è riuscito ad attirare verso di sè quella fetta di popolazione costituita in gran numero da persone povere e del ceto medio basso, tutta gente che purtroppo ha grandi spese da sostenere e che non può pagare le tasse del governo. Obama viene visto come l’unico uomo in grado di riportare al potere i democratici ormai alla riscossa dopo essere stati messi da parte dal governo di George W. Bush. Obama ha fatto molte promesse al popolo americano, tra cui una riforma dell’economia, il ritiro delle truppe in Iraq e poi un atteggiamento più pacifico nei confronti della Russia e di altri Paesi. Dall’altra parte, quella repubblicana, c’era invece il vecchio John McCain, veterano della guerra del Vietnam, energico e risoluto. McCain è l’esatto contrario di Obama poiché egli stesso è stato abituato, quando è entrato in politica, a convivere con quella borghesia imprenditoriale e conservatrice che non accetta le riforme che vanno ad aiutare i più deboli. Ha quindi l’appoggio dei ceti benestanti e conservatori. McCain è perciò la controparte di Obama, non vuole considerare seria la faccenda della guerra contro il terrorismo, anzi è deciso a inasprire le ostilità, inoltre ha intenzione di mostrarsi aggressivo nei confronti di altri Paesi. Tuttavia il vecchio John non è riuscito a ottenere dei voti sufficienti da essere eletto presidente e qiundi alla fine ha accettato la sua sconfitta e si è fatto da parte dando però un ultimo saluto ai suoi elettori.
Queste elezioni sono state di sicuro le più seguite in America e nel mondo perché con esse si è andato a creare un clima di stupore in ogni parte della Terra. Bisogna dire che sono state anche le più costose. Pensate! Per le due campagne elettorali è stato speso 1 miliardo di dollari. Ora, a distanza di quattro giorni dal voto, Obama ha cominciato subito a lavorare nominando prima i ministri, i funzionari e gli alti dirigenti della NASA, della CIA, dell’ FBI e della Federal Reserve, la Banca di Stato. E ha sviluppato un piano di aiuti per le banche statunitensi colpite dalla crisi dei mercati globali. Tuttavia egli potrà diventare presidente solo a gennaio. Per il momento Obama non ha intenzione di smettere di lavorare neanche dopo la fine delle votazioni; vuole assolutamente riportare alla normalità la situazione di un Paese che sta per uscire da 8 anni di governo repubblicano. Durante tutto questo tempo Bush con i suoi consiglieri ha cambiato gli equilibri mondiali e quelli dell’America stessa. E’ necessario, appunto, riportare gli Stati Uniti al sicuro anche perché ormai la loro situazione non è una delle migliori, si spera che andrà tutto bene e che l’ America riassuma il ruolo di vecchia potenza e riporti la sicurezza non solo nel pianeta intero, ma anche all’interno del suo stesso territorio.
Speriamo che Obama sia all’ altezza di tutto ciò, per questo gli auguriamo buona fortuna.
Secci Giovanni IV C
(data di pubblicazione: 03/11/2008 )
Una valanga di news dall’America!
La Betancourt è libera
Finalmente dopo 6 lunghi anni di agonia, l’ex candidata alle presidenziali in Colombia è stata liberata!!! La notizia è stata resa pubblica proprio al momento della liberazione, ottenuta anche da altri 14 detenuti della Farc. L’operazione è stata portata a termine da un intelligence accompagnata dall’esercito colombiano. Subito venuti a conoscenza della sua liberazione i figli, il suo ex marito e il presidente francese Nicolas Sarkozy si sono recati a Bogotà per accogliere Ingrid. Subito l’ex detenuta ha abbracciato i suoi figli e ha affermato che è viva solamente per poter riabbracciargli e vedergli i. Inoltre racconta la sua esperienza nella giungla. è stata vittima di crudeltà terribili che però ha saputo affrontare senza perdersi d’animo soprattutto per l’amore che prova per i suoi figli. Per gli altri detenuti è stato utilizzato un elicottero nel quale, ti senza credere ai loro occhi vedevano i loro carcerieri che venivano disarmati. Una cosa che deve essere messa in evidenza è senz’altro il modo in cui sono stati liberati gli ostaggi: nessun ferito o morto, insomma senza cospargimento di sangue. Nonostante ciò comunque la Betancourt vuole ancora candidarsi per le presidenziali colombiane, ma come aveva fatto già da tempo lascierà la sua famiglia in Francia, affinchè i suoi parenti più cari non siano toccati.
....93....
(data di pubblicazione: 03/07/2008 )
Cosa succede in Tibet?
Poche settimane fa è scoppiata in Cina la protesta del Tibet contro il governo cinese. La nazione sul tetto del mondo con il suo leader politico e religioso, il Dalai Lama, chiede “un’autonomia genuina”, ma i cinesi non sono disposti a concederla. L’anno prossimo ricorre il 50esimo anniversario dell’annessione del Tibet alla Repubblica popolare cinese. Ci si chiede quindi: perché la rivoluzione è scoppiata quest’anno e non l’anno prossimo? Ovviamente perché quest’anno gli occhi di tutto il mondo sono puntati sul territorio cinese a causa delle Olimpiadi, che si svolgeranno a Pechino. Quale palcoscenico migliore? Negli ultimi giorni, da più parti, si è sentito auspicare, infatti, al boicottaggio delle Olimpiadi, soprattutto nella Comunità Europea.
Il governo cinese divulga solo le informazioni di parte e molto distanti da quelle rese note dal governo tibetano in esilio. Secondo i cinesi la situazione a Lhasa, capitale tibetana, starebbe tornando alla normalità; secondo i tibetani gli arresti sarebbero già ben ottocento e la città sarebbe circondata dall’esercito.
È intervenuto nella questione anche Papa Benedetto XVI invocando la tolleranza e pregando per il Tibet. L’opinione pubblica aspetta invece dati certi.
Jessyka
(data di pubblicaione: 21/03/2008 )
Fidel esce, Raul entra
Islam: è giusto essere tolleranti?
Moratoria della pena di morte
Is another world possible?
(...) Generali che con la spada in mano
Falcian l’erba con i contadini
Al governo si fanno i fatti nostri
Ed in chiesa si fanno i fatti lor.
Così scriveva Dario Fo, in una delle sue commedie, descrivendo un fantomatico "mondo alla rovescia", in cui probabimente a tutti piacerebbe vivere. Leggendo o ascoltando questi versi, ci si rende conto di come il nostro mondo sia immensamente lontano dal "rovesciarsi" e di come la nostra Italietta sia afflitta dagli stessi secolari problemi. La storia del nostro Paese post-impero romano è, infatti, un interminabile susseguirsi di dominazioni straniere più o meno egemoni, ma anche dopo l’unificazione, l’arrivo del XX secolo e le due guerre mondiali, non siamo mai stati realmente in grado di esercitare una politica del tutto autonoma da influenze esterne.
Viene da chiedersi, che cosa c’entra tutto questo con i versi che ho citato? Tutto ciò per comprendere la profondità del problema delle ingerenze straniere in Italia. Ultimo esempio, lo scandalo scoppiato in seguito alla lettera di alcuni ambasciatori esteri, che richiedevano al Parlamento il rifinanziamento della missione in Afghanistan. Ma perchè, solo tra tanti, non riesco a stupirmi di fronte a questo comportamento? Forse perchè, anche rileggendo l’ultimo rigo del brano che ho riportato, mi rendo conto che, in Italia, le ingerenze indebite sono state e sono, ora più che mai, all’ordine del giorno!
La Città del Vaticano è uno Stato straniero, nè più nè meno delle Nazioni rappresentate dagli ambasciatori messi sotto accusa. Un conto è quando il Pontefice o chi ne fa le veci, in qualità di supremo esponente del Cattolicesimo, esprime il punto di vista della Chiesa riguardo a grandi questioni etiche; un altro è quando essi valutano e criticano punto per punto un disegno di legge di uno Stato laico, quale dovrebbe essere il nostro! E’ il caso del recente decreto sulla tutela delle coppie di fatto. Cosa hanno a che fare il diritto di successione nella locazione, di assistenza in ospedale, di reversibilità della pensione, con l’etica e la morale? Il motivo per cui quasi nessuno batta ciglio, nonostante i continui interventi di esponenti della Curia, è un mistero. Sembriamo, davvero, tristemente condannati ad una sovranità limitata da un potere che, troppo spesso, si spinge oltre i limiti dello spirituale.
Sta a noi prendere una decisione non più rimandabile. Dobbiamo una volta per tutte piantarla di sognare un "mondo alla rovescia"?
Riccardo Murgia
(data di pubblicazione: 08/02/2007 )
Los Angeles: primo caso di peste bubbonica da oltre vent’anni
Tre nobel-donne
8 marzo: festa della donna. Ma quale festa, verrebbe da chiedersi, se nel mondo le donne continuano a essere vittime di ogni genere di abusi, succubi di mariti, padri, fratelli, soppresse alla nascita perchè considerate una disgrazia (India e Cina), escluse dall’istruzione e dall’accesso ai diritti umani fondamentali? Allora approfittiamo dell’occasione per ricordare tre grandi donne, provenienti da paesi afflitti da guerre e dittature, che l’anno scorso hanno ricevuto il prestigioso riconoscimento.
Tre Nobel-donne
Anche quest’anno l’8 marzo ci sarà la “Festa della donna” e io vorrei parlarvi di tre donne che meritano di essere ricordate per il loro impegno nella lotta per la parità dei diritti. L’anno scorso, infatti, il premio Nobel per la pace è stato assegnato proprio a tre donne, Ellen Johnsonn Sirleaf, Leymah Gbowee e Tawakkul Barman, con la seguente motivazione: "Per la loro battaglia non violenta a favore della sicurezza delle donne e del loro diritto alla piena partecipazione nell’opera di costruzione della pace". Tre personalità che si sono distinte, quindi, non solo per la loro attività politica, ma anche perché, pur vivendo in continenti come l’Africa e l’Asia, di cui spesso si sente parlare a proposito di violenze e discriminazioni nei confronti del genere femminile, hanno avuto il coraggio di ribellarsi a governi deboli e corrotti e di adoperarsi per porre fine al conflitto fratricida che funestava il loro popolo.
La prima, Ellen Johnsonn Sirleaf, (Monrovia, 29 ottobre 1938) è stata eletta presidentessa della Liberia nel 2005, all’età di 72 anni. È considerata il “simbolo della nuova Africa”. Più volte è stata arrestata a causa delle sue continue proteste contro il governo, ma appena eletta si è rivolta alle camere riunite del Congresso degli Stati Uniti, chiedendo il supporto americano per aiutare il suo paese a "divenire un faro splendente, un esempio per l’Africa e per il mondo di cosa può ottenere l’amore per la libertà”. Nel 2011 è stata confermata alla guida del suo paese.
Anche la sua connazionale Leymah Gbowee, (Monrovia, 1º febbraio 1972), che ha ricevuto il Nobel all’età di 39 anni, ha contribuito a mettere fine alle guerre civili nel suo paese, incitando, come Lisistrata nella famosa commedia di Aristofane, le donne, sia cristiane che musulmane, a ribellarsi proclamando lo “sciopero del sesso” e affermando che “Senza donne non c’è pace. Senza pace non ci sono donne”.
E infine, all’età di 32 anni, la più giovane delle tre, Tawakkol Karman, è diventata la leader della protesta contro il regime yemenita. Nel gennaio del 2011 è stata arrestata dalle autorità del suo paese, perché si era opposta, assieme alla sua associazione “Giornaliste senza catene”, alla repressione violenta delle proteste, e rilasciata, poi, grazie alle manifestazioni popolari in suo favore.
Le tre donne di cui vi ho parlato sono solo un piccolo esempio di donne che hanno lottato e rischiato la vita per difendere i propri diritti e quelli dei loro connazionali. Mi sembra, quindi, giusto che le prime a meritare una festa dedicata alle donne siano persone come Ellen Johnsonn Sirleaf, Leymah Gbowee e Tawakkol Barman, che devono essere ricordate in queste occasioni non solo per ciò che hanno fatto ma perché siano d’esempio per tutte le donne sfruttate, maltrattate e violentate. Festeggiamo anche quest’anno l’8 marzo come crediamo, ma soprattutto con il pensiero che ancora tante donne nel mondo non hanno la possibilità di esprimersi con la nostra stessa libertà.
Sara Pisciottu 2E
(data di pubblicazione: 29/02/2012)
Economia di rapina
23/05/2006
E se un giorno all’improvviso esasperati… decidessimo di conservare i nostri soldi sotto il cuscino perché banche, assicurazioni, società di intermediazione finanziaria ecc… hanno gestito (sic) e continuano a gestire i nostri pochi soldi, in deposito o transito, come se fossero cosa loro e sempre e comunque nell’interesse di gruppi, malavitosi in giacca e cravatta, consorterie e quant’altro? Ci sottraggono unilateralmente parti sempre più consistenti di stipendi e pensioni ed ora stanno mettendo le mani sulle nostre liquidazioni per giocarsele in borsa: a loro i guadagni a noi le perdite. Il tutto senza un minimo di trasparenza, senza un serio controllo da parte delle istituzioni, senza uno straccio di garanzia a favore di chi lavora. Quando il ladrocinio è così palese che vengono colti con le mani nella marmellata, i gruppi bancari intervengono con i loro apparati legali che trovano sempre vizi di forma, reali o indotti, adeguati a consentir loro di eludere qualsivoglia forma di sanzione. Insomma, per le nostre pensioni future non ci sarebbero garanzie perché queste sono le leggi del dio mercato. Intanto i sacerdoti del mercato si lamentano perché secondo loro noi aspettiamo con ansia la morte del feticcio e quando noi diciamo che non l’aspettiamo di certo, allora ci pregano almeno di aspettare e nel frattempo preparano le prossime truffe continuando ad affamarci. Vedi REPORT del 21/05/06
Vincenzo Manca
Il mondo come una grande casa comune
13/04/2006

11 settembre 1973
11/08/2008« Viva il Cile! Viva il popolo! Viva i lavoratori! Queste sono le mie ultime parole e ho la certezza che il mio sacrificio non sarà vano. Ho la certezza che, per lo meno, ci sarà una lezione morale che castigherà la vigliaccheria, la codardia e il tradimento. »
"El pueblo unido, jamas serà vencido, El pueblo unido, jamas serà vencido!" Così cantavano gli Inti Illimani, e molti giovani in corteo... Il tempo passa, ma la storia rimane, soprattutto laddove, come per quei giorni, abbiamo le immagini dei bombardamenti di Santiago e delle persone arrestate e rinchiuse nello stadio. Il regime dei militari è caduto, in Cile come in altri paesi dell’America latina, ma il ricordo delle migliaia di giovani desaparecidos nelle prigioni di Santiago o nelle acque dell’Oceano continua indelebile. Eppure ancora oggi assistiamo a guerre di potere che arricchiscono i governanti e annientano economicamente e fisicamente la popolazione civile; ancora oggi ascoltiamo minacce di missili contro Praga, contro Gerusalemme, contro... contro... Riusciremo mai a trarre insegnamenti dalle tristi pagine della storia passata? m.p. Per ascoltare l’ultimo discorso di Salvador Allende clicca sotto:
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